venerdì 28 agosto 2015

Let's talk about... Guitar Hero

Let's talk about... Guitar Hero

Introduzione. Giusto per variare un po' il format del blog ho deciso di iniziare questo nuovo tipo di articoli, dove ho intenzione di postare delle opinioni su vari argomenti con un tono un po' più rilassato del solito: non si tratterà quindi né di recensioni né di analisi specifiche su un prodotto per sapere se ve lo consiglierei oppure no, bensì saranno più che altro una sorta di “vlog su carta” nei quali vi illustrerò un mio personale parere su vari argomenti.
Iniziamo subito con un videogioco, anzi, con una serie di videogiochi, che mi ha assuefatto come se mi fossi fatto una vera e propria dose di Rock 'n Roll in vena, ovvero la saga di Guitar Hero


Tornata recentemente in auge con il nuovo capitolo di imminente uscita sottotitolato “Live”, la saga di Guitar Hero vede la luce su Playstation 2 nell'oramai lontano 2005, quindi dieci anni fa. Il titolo si faceva forza di una controller “formato chitarra” realizzato con uno stile che imitava una Gibson, comprendente 5 tasti di colore diverso e una barra per la pennata, utile per “suonare” effettivamente le note a schermo. La tracklist comprendeva 47 brani giocabili, tra cui classici come “Iron Man” dei Black Sabbath o “I Love Rock 'n Roll” di Joana Jett & The Blackhearts, presentati sottoforma di cover. Il gioco vinse numerosi premi sia per la sua innovatività, sia appunto per la qualità della colonna sonora. Il gameplay di base è quello che tutti noi conosciamo: una serie di note corrispondente ai tasti colorati presenti sulla chitarra scende a ritmo verso una barra posta in fondo allo schermo: il nostro compito sarà quello di premere il tasto (o i tasti) colorato corretto e “suonare” la nota o l'accordo
Le chitarre dei primi due GH.
utilizzando la barra della pennata, come se stessimo plettrando le corde di una vera chitarra. La leva del vibrato posta vicino alla barra per la pennata viene utilizzata per simulare il caratteristico effetto vibrato di un bending ben fatto. La modalità carriera del gioco altro non era che una serie di canzoni di difficoltà crescente; modalità che venne riproposta tale e quale in
Guitar Hero II, uscito nel 2006 e sempre sviluppato da Harmonix, pubblicato più tardi anche per Xbox360, con l'aggiunta di un controller a forma di Gibson esclusivo. La principale novità del titolo era una modalità multigiocatore a schermo condiviso, cosa che portò questo capitolo a vincere il premio come videogioco più venduto di quell'anno. Ma l'exploit della serie avviene nel 2007 con il primo episodio sviluppato da Neversoft, Guitar Hero III: Legends of Rock: la carriera, stavolta, presenta sì l'oramai consolidata scaletta di canzoni di difficoltà crescente, ma alcuni capitoli sono conclusi da una speciale battaglia all'ultima nota con un famoso chitarrista Rock: Tom Morello, chitarrista tra gli altri degli Audioslave e dei Rage Against The Machine; Slash, storico solista dei Guns 'n Roses, e... Lou Cifer, ovvero Satana. Ebbene sì, anche il Diavolo in persona ha voluto partecipare e “smetallare” in allegria. I musicisti sono stati ripresi con sessioni di motion capture al fine di rappresentare a schermo l'iconico stile di suonare che è loro proprio, e la presenza di nuove modalità multigiocatore all'interno del titolo è solo la punta dell'iceberg di quello che è forse il miglior capitolo del brand. Ma ciò che ha fatto maggiormente da cassa di risonanza per il gioco è stata l'implementazione della canzone più complicata e indiavolata fino a quel momento: “Through the Fire and the Flames” dei Dragonforce (video allegato a fondo pagina). Per farvi capire l'impatto che ha avuto questo brano, vi basti sapere che le vendite degli album dei DragonForce hanno subito un incremento dell'oltre 100% e che di lì a poco è stato rilasciato un intero DLC a pagamento contenente altre tre canzoni della band inglese. E se il terzo capitolo della saga è stato il punto più alto sia in termini di vendite sia in termini di difficoltà, è con Guitar Hero: World Tour, di fatto il quarto capitolo principale del brand, che è iniziato l'inesorabile declino. Prima dell'uscita del suddetto gioco Harmonix aveva sviluppato il primo capitolo della saga denominata Rockband, la quale seguiva le meccaniche di base della saga di Guitar Hero ma cercava di ampliare l'offerta con la possibilità di impersonare vari altri componenti della band (Voce, basso, batteria). Questa pluralità di strumenti suonabili è stata ovviamente mantenuta anche in World Tour, ma la tracklist scelta (la più vasta fino a quel momento: più di 80 pezzi) destò non poche critiche da parte dei più “puristi”, che avevano visto comparire, fino ad allora, soprattutto pezzi leggendari del Rock 'n Roll e non erano pronti a pezzi di genere più pop come “Beat It” di Michael Jackson, o più “moderni” quale “Monsoon” dei Tokyo Hotel. Seppure le possibilità per il multiplayer furono ampliate con la possibilità di sfidare un'altra band in una modalità chiamata “Battle of the Bands” e il design del controller – chitarra riprogettato così che lo strumento fosse in scala 1 : 2 rispetto ad una chitarra vera, Guitar Hero: World Tour ha marcato chiaramente la linea di confine dal quale la serie non sarebbe più riuscita a riemergere. Il problema si
Una band completa all'opera.
palesò in tutta la sua gravità nel 2009, anno di uscita di
Guitar Hero 5: il titolo presentava sì novità legate alla semplificazione di alcune voci dell'interfaccia, includendo ad esempio la possibilità di suonare qualsiasi strumento indipendentemente da quanti ne fossero già presenti o alla facoltà di unirsi ad una canzone già in corso, ma una modalità carriera inutile ai fini pratici e una tracklist tra le più povere di tutto il brand affossarono quasi irrimediabilmente la saga. Per cercare di dare nuova linfa al progetto, il brand passò da Harmonix a Vicarius Visions, e l'anno seguente ecco spuntare Guitar Hero: Warriors of Rock, sesta incarnazione della saga. Stavolta, per ovviare alla stagnante modalità Carriera che oramai veniva giocata solamente per sbloccare tutte le canzoni disponibili, Vicarius Visions cercò di variare un po' la formula aggiungendo i Poteri Eroe, ovvero speciali caratteristiche che ogni personaggio che andremo via via a reclutare possedeva, come quella ad esempio di aumentare il moltiplicatore del punteggio fino a x16, consentendoci cosa di superare varie sfide presenti nelle singole canzoni che andremo di volta in volta a suonare. La tracklist è la più vasta presente e conta 93 canzoni, di cui un brano esclusivo dei Megadeth composto appositamente per il gioco, tutte improntate più verso i generi Rock e Metal rispetto al passato, ma nonstante ciò si avvicinasse a ciò che desideravano i fan, per la saga di Guitar Hero (e per i party games musicali in generale) sembrava essere arrivata la parola fine: le vendite non furono all'altezza, e sembrò che la saga dovesse cadere per sempre nel dimenticatoio.

E poi arriva l'Aprile del 2015, e Activision annuncia ufficialmente, dopo settimane di rumors più o meno attendibili, Guitar Hero Live, il reboot della celeberrima saga musicale la cui uscita è prevista per il prossimo Ottobre. Per rimpinguare il più possibile le casse della software house americana, gli strumenti dei precedenti capitolo non saranno compatibili con questo nuovo titolo, che vanterà un gameplay rinnovato, non più con la presenza di cinque tasti colorati sul manico, bensì di due file da tre tasti che dovrebbero far risultare la posizione della mano più simile a come sarebbe se si suonasse una chitarra vera. Inoltre verrà abbandonata la grafica quasi cartoonesca dei precedenti episodi in virtù di riprese dal vivo, in cui la telecamera ci mostrerà in prima persona che cosa vedremmo se fossimo i
Una delle prime immagini di GH: Live.
chitarristi di una band che sta per esibirsi, a cominciare da ciò che avviene dietro alla scenografia per terminare con le urla adoranti della folla che ci guarderà estasiata da sotto al palco. Sia il pubblico sia i nostri colleghi reagiranno in base alle nostre prestazioni durante la canzone, esaltandosi in caso di una lunga serie di note suonate eccellentemente oppure iniziando a fischiare e a spazientirsi nel caso non riuscissimo ad eseguire il brano in maniera decente. Sarà inoltre presente un servizio simile a Spotify, la Guitar Hero TV, che ci darà la possibilità di suonare casualmente uno dei brani disponibili da un ampio catalogo, tutti comprensivi di video ufficiale. Ovviamente le promesse degli sviluppatori sono che il servizio sarà completamente gratuito, ma è chiaro che se volessimo fermare la spirale di casualità della Guitar Hero TV dovremmo usare degli oggetti quasi sicuramente reperibili con un sistema di micro – transazioni. Se questo nuovo capitolo darà nuovo lustro alla saga non ci è dato saperlo, ma quel che è certo è che il brand non è ancora morto, ma anzi prova a rinnovarsi, strizzando un occhio al passato dando la possibilità di suonare solamente le partiture per chitarra, ma anche proiettandosi verso il futuro, grazie alla realizzazione di un servizio che, se ben implementato, potrà garantire numerose ore di divertimento in più. Staremo a vedere.

Quel che è certo è che la saga di Guitar Hero ha comunque avuto un impatto culturale sulla società in cui si è inserita. Intendiamoci, niente che meriti l'attenzione di chissà quali emeriti scienziati, però è indubbio che essa abbia contribuito alla diffusione del Rock e del Metal tra i più giovani, così come è impossibile da confutare, dati alla mano, che abbia lanciato diverse band, o che sia stato un affare da milioni e milioni di dollari di introiti per i publisher, soprattutto negli anni iniziali del progetto. Senza dimenticarsi poi dell'enorme quantità di spin – off che sono stati prodotti nel corso del tempo, passando da Band Hero ai Guitar Hero focalizzati su una singola band (Van Halen, Metallica, Aerosmith...), porting per Wii, nuovi videogiochi per Nintendo DS, e addirittura qualche titolo dedicato al mercato mobile. Insomma, è impossibile trovare qualche appassionato che non conosca, almeno di nome, la saga di Guitar Hero, e come sempre in questi casi il pubblico si divide: c'è chi lo ama, poiché può “suonare” molte delle canzoni Rock e Metal più indiavolate e magari passare una bella serata in compagnia di amici a “smetallare”, e c'è chi lo odia, imputando al brand una scarsa originalità, meccaniche copiate da altri “rhyhtm games” famosi e considerando ridicolo lo sfruttare una periferica in plastica per scimmiottare i veri musicisti. E anche tra i giocatori la spaccatura è netta: ci sono i super – pro (forse anche un po' malati) che bramano le sei stelle in ogni canzone e il superamento delle medesime con il 100 % di note conquistate, magari suonando con i piedi, e c'è chi invece, semplicemente, si diverte a suonare, arrivando alla difficoltà che può e provando il piacere di concedersi un momento di sana follia di Pirandelliana memoria. Il punto di tutto questo articolo, fondamentalmente, risiede nel suo titolo: “Let's talk about”, quindi parliamone, parliamo un po' di un titolo che ha provato a trasferire un po' di quel divertimento tipico dei vari Dance Dance Revolution delle sale giochi all'interno di ogni casa, parliamo un po' di quel titolo che è riuscito a finire nell'immaginario collettivo venendo citato in una miriade di serie TV o cartoni animati; parliamo di quel titolo che per 5 anni abbiamo dato per morto e poi, quatto quatto, zitto zitto, in punta di piedi, è tornato dalla tomba per sondare di nuovo il terreno. Se Guitar Hero Live, dopo tanti anni e dopo che l'impatto mediatico iniziale è svanito avrà successo, non ve lo so dire. Ma quel che invece è certo è che, anche se in minima parte, la saga ha contribuito a non far morire il Rock 'n Roll in giorni in cui di chitarre elettriche, voci sporche e batterie non se ne vede quasi più l'ombra.
Keep on rockin', baby.

Nicola Bertilotti


lunedì 24 agosto 2015

Number One: Once Upon a Time

Number One: Once Upon a Time

Data di inizio trasmissione: 23 Ottobre 2011
Stagioni: 5, 40 minuti ad episodio.
Conclusa? No.





Prefazione.
Quelle volte in cui i genitori, i fratelli più grandi, i nonni, o qualche altro parente si mettevano accanto a noi, che eravamo distesi nel letto, con un bel libro di fiabe in mano e ce ne iniziavano a leggere qualcuna sono momenti che, anche se il tempo che passa è inclemente con le tradizioni, rimangono sempre punti fermi nella vita di ogni bambino. A volte quelle stesse favole, che non necessariamente ci venivano raccontate prima di addormentarci, fanno parte dei nostri ricordi più cari e, crescendo, vi ci si rimane attaccati e si viene attirati dallo scoprire in quali modi esse siano state poi fantasiosamente rappresentate. E' per questo che non sono mai mancate le riproposizioni in salse diverse dei grandi classici, da Cenerentola a Biancaneve, da Capuccetto Rosso a Pinocchio, che periodicamente tornano a fare capolino nei teatri, nei cinema o sotto forma di musical. Con la serie televisiva Once Upon a Time (conosciuta in Italia con il nome di “C'era una Volta”) si ha la possibilità di vedere i personaggi che tutti noi conosciamo e amiamo in un'altra veste, grazie ad un'idea dalle premesse non particolarmente originali ma realizzata in maniera piuttosto acuta: la trasposizione dei personaggi di fantasia all'interno di un mondo reale. La serie costituirà quindi il solito guazzabuglio di scontatezza e ovvietà oppure saprà regalarci un nuovo ed avvincente punto di vista sulle fiabe che abbiamo amato da bambini e che amiamo tutt'ora? Scopriamolo andando ad esaminare che cosa ci propone il pilot di questa serie TV.



C'era una volta... Una foresta popolata dai personaggi classici che noi conosciamo... O che pensiamo di conoscere.”

L'episodio si apre con queste parole, introducendoci brevemente al contesto che di lì a poco andremo a vedere. Nel più classico dei regni fantastici ed idilliaci, infatti, il Principe Azzurro e Biancaneve convolano a nozze, ma nel bel mezzo della cerimonia appare, senza aver ovviamente ricevuto alcun invito, Regina, la cattiva di turno. Ella minaccia i due di togliere aprendosi un varco tra le guardie. La scena passa poi nel mondo vero e moderno, dove facciamo la conoscenza di Emma Swan, la nostra protagonista, intenta a lavorare anche durante il giorno del suo compleanno. Da questo breve frangente capiamo che la donna è molto sola e non appagata dalla propria vita. Tutta la serie si gioca sulla doppia dimensione mondo reale / mondo fantastico, e di conseguenza i passaggi da uno all'altro sono continui. Una volta rincasata, il citofono dell'appartamento di Emma suona e, con sua estrema sorpresa, alla porta vi è un bambino. Henry, questo il nome del ragazzo, le rivela di essere suo figlio, lasciando la donna di stucco. Emma, effettivamente, aveva lasciato in ospedale suo figlio esattamente 9 anni fa, lasso di tempo che combacia con l'età di Henry. La donna, ovviamente, rimane scossa dalla notizia, ma la cosa che la lascia ancora più basita è il fatto che il bambino sostenga con tutte le sue forze che il libro di fiabe che si è portato appresso racconti non fantasie ma cose realmente accadute. Quando il ragazzino chiede ad Emma di riaccompagnarlo a casa, nel Mayne, la donna accetta e i due si avviano verso la piccola cittadina di Storybrooke. Di nuovo la scena cambia, e scopriamo che Biancaneve e il Principe vogliono chiedere l'aiuto di un misterioso individuo, rinchiuso nelle celle del castello, al fine di sapere se il bambino che porta in grembo Biancaneve potrà avere un futuro al riparo dai piani di Regina. L'uomo in cella si rivela essere Tremotino che, in cambio del nome del futuro nascituro, rivela ai due sposi che Regina sta ordendo un sortilegio per far cessare la felicità nel regno, e la chiave per spezzarlo sarà proprio l'Erede, durante il suo ventottesimo anno di età. Biancaneve ed il Principe, quindi, decidono di far costruire una speciale culla in legno da Mastro Geppetto e Pinocchio per far sì che la donna, con la bambina in grembo, possa salvarsi dal sortilegio e farlo cessare in futuro, salvando così tutti i personaggi delle fiabe. Tornati al mondo reale scopriamo che a Storybrooke il tempo pare essersi cristallizzato. Una volta che Emma ha incontrato la vera madre di Henry, ovvero il sindaco della città nonché la Regina del mondo delle favole, la donna si dirige nuovamente verso casa. Ma all'improvviso sulla strada compare un lupo, ed
Emma è costretta a svoltare bruscamente per evitare l'impatto con l'animale. La donna perde conoscenza e, al suo risveglio, si ritrova in cella. Tornati di nuovo nel regno delle fiabe vediamo il sortilegio di Regina che sta per abbattersi sul castello. La bambina di Biancaneve, però, sta per nascere prematuramente, e quindi non ci sarà più posto per una delle due all'interno della culla. Il Principe viene ferito mortalmente durante la strenua difesa del castello e perde conoscenza tra le braccia della moglie, che riesce però a salvare sua figlia nella speranza che, un giorno, riesca a salvare tutti. Il sortilegio ha effetto, e tutti i personaggi del mondo reale, compresa Regina, vengono teletrasportati a Storybrooke senza memoria di chi fossero prima. Facciamo quindi la conoscenza di Mary Margaret, alias Biancaneve, che è ora la maestra di Henry nonché colei che gli ha regalato il suo libro di favole. Durante il dopolavoro, Mary Margaret porta dei fiori a dei pazienti in coma all'ospedale, e si vede che li posa anche sul petto del Principe, ovviamente non riconoscendolo. Emma, a malincuore, lascia in custodia Henry a Regina, ma decide di pernottare per una settimana a Storybrooke, forse per recuperare il rapporto perduto con il figlio. Nell'ultima scena si fa la conoscenza del signor Gold, descritto dalla padrona della locanda come “il padrone della città”, che altri non è se non Tremotino.
per sempre la felicità dal reame e poi si congeda, dopo aver fatto sfoggio della sua potenza

Punti Fondamentali.
Storyline. L'idea di base, ovvero quella di cancellare la memoria ai personaggi famosi delle favole introducendoli forzatamente nel nostro mondo, è senza dubbio intrigante. Funziona ancora di più se pensiamo che larga parte delle prime puntate di Once Upon a Time altro non sono che un continuo svelarsi dei suddetti personaggi, che vediamo impegnati a Storybrooke nelle loro vite normali ed ordinarie, senza però sapere chi siano in realtà. Purtroppo, molte di queste puntate sono quasi auto conclusive, poiché indagano di volta in volta sulla vita nel Regno di un dato personaggio, risultando quindi per nulla fondamentali ai fini dell'intera opera. Se contiamo che alcuni dei personaggi presentateci in questi episodi ricompariranno davvero raramente nelle puntate a venire, già si coglie il fatto che probabilmente i primi episodi di Once Upon a Time siano il vero tallone d'Achille della serie.

Stile. Per quanto riguarda la recitazione non ci troviamo di fronte né ad un capolavoro né ad un obbrobrio, e in qualche modo ciò è confortante. Le scenografie utilizzate sono sì riuscite, ma molto spesso si nota il riciclo di fondali o l'abuso di tecniche come il green screen che, se realizzate per bene, risultano essere un'aggiunta all'opera, mentre se fatti male, come nel caso di Once Upon a Time, non fanno altro che risultare quasi ridicoli. Altra pecca è purtroppo quella degli effetti speciali, che sono realizzati malamente e lo stacco di essi rispetto agli attori in carne ed ossa è fin troppo percepibile, cosa che infastidisce e non poco. Le scene all'aperto, invece, sono ben fatte, grazie anche all'utilizzo di riprese aree, e le scene d'azione sono coreografate tutto sommato decorosamente. Purtroppo, i punti a sfavore di Once Upon a Time per quanto riguarda la realizzazione tecnica citati poc'anzi affossano irrimediabilmente la resa finale del prodotto.

Personaggi. Fin dalle prime puntate ci affezioneremo ai protagonisti della nostra storia, ovvero Emma, Henry, Mary Margaret / Biancaneve e il Principe Azzurro, così come inizieremo ad avere familiarità con i cattivi, Tremotino e Regina. Inoltre, andare pian piano a scoprire chi siano in realtà gli abitanti di Storybrooke contribuisce a coinvolgere lo spettatore nelle vicende narrate. Chiaramente, in una serie basata sui personaggi delle fiabe trasposti però nel nostro mondo, gli stessi devono rivestire un ruolo fondamentale, e per fortuna così è: le varie puntate a loro dedicate, la perdita di memoria che impedisce ad amori eterni di fiorire e le varie situazioni che da ciò scaturiscono costituiscono un vero e proprio terreno fertile per coltivare il carattere e il background dei vari personaggi. E' certamente vero, come già poc'anzi accennato, che non tutti i personaggi presi in esame hanno la stessa importanza, ma su questo fronte, Once Upon a Time ha sicuramente più pregi che difetti.

Consigliato? Ni.
Se gli autori di Once Upon a Time avessero prestato più cura nella realizzazione tecnica della propria serie (e forse di ciò è responsabile anche un investimento iniziale non altissimo) e avessero eliminato alcune puntate fin troppo slegate dal resto della serie, sicuramente mi sarei sentito di consigliare C'era Una Volta a tutti. Purtroppo ciò non è avvenuto, e quindi la serie può andare ad interessare sì diversi strati di pubblico, ovvero ad esempio gli amanti delle riproposizioni delle fiabe classiche, o coloro che cercano una buona storia con buoni personaggi, o ancora chi è interessato ad un prodotto a suo modo originale, ma purtroppo non tutti. Un vero peccato, insomma, ma chi fosse interessato o anche solo incuriosito dalle premesse della serie deve tener duro fino alla seconda stagione per godersi il meglio che Once Upon a Time ha da offrire.

Nicola Bertilotti




mercoledì 19 agosto 2015

Number One: Saint Seiya Soul of Gold

Number One: Saint Seiya: Soul of Gold

Inizio serie: 11 Aprile 2015
Episodi: 10 / 13 (25 minuti cadauno)
Conclusa? No.


Prefazione. Saint Seiya, meglio conosciuto in Italia come “I Cavalieri dello Zodiaco”, è un manga pubblicato nel Sol Levante dal 1986 al 1991. Partorito dalla mente di Masami Kuromada e disegnato dall'abominevole mano dello stesso autore, Saint Seiya conquista il pubblico giapponese, tanto che presto dal fumetto ne viene prodotta una serie animata, uscita poi anche in Italia, con un character design però totalmente rivisto. Forte di un adattamento fatto di dialoghi maturi e altisonanti, di nomi cambiati senza motivo e di personaggi rimasti nell'immaginario collettivo, l'anime de I Cavalieri dello Zodiaco rappresentò un incredibile veicolo di diffusione per il brand, tanto che il successo dell'opera di Kuromada non si è mai spento. Passati quasi 30 anni dall'uscita del primo takebon, dopo numerose serie spin – off (Episode G, Omega, Lost Canvas), videogiochi, film e quant'altro, nell'Aprile del 2015 viene trasmesso il primo episodio della nuovissima saga de I Cavalieri dello Zodiaco, intitolata “Soul of Gold” ed incentrata sulle nuove armature Divine che i dodici Cavalieri d'Oro protagonisti via via otterranno. Riuscirà questa saga a competere in epicità e ad ottenere lo stesso successo dell'originale? Facciamo ardere il nostro Cosmo fino al limite estremo, e scopriamolo analizzando il primo episodio di Soul of Gold.
P.s.: Se non avete mai visto la saga originale de
I Cavalieri dello Zodiaco, proseguendo nella lettura incapperete quasi certamente in spoilers, trattandosi Soul of Gold di un sequel diretto.



La nuova serie animata inizia mostrandoci un breve flashback nel quale rivediamo i Cavalieri d'Oro impegnati nell'ultimo loro atto di eroismo, ovvero l'estremo sacrificio compiuto dai dodici uomini per abbattere il Muro del Lamento e far così procedere i Cavalieri di Bronzo verso i Campi Elisi. Dopo la sigla d'apertura, Aiolia del Leone si risveglia ad Asgard, scoprendo di essere inspiegabilmente ancora vivo. Aiolia viene però quasi immediatamente imprigionato da delle guardie Asgardiane e finisce quindi in cella. Allo stesso modo Lithia, una ragazza dai capelli blu che era dama di corte di Hilda, la precedente regina di Asgard, viene condotta nella stessa gabbia di Aiolia. Il Cavaliere risveglia il suo Cosmo e, insieme alla ragazza, fuggono dalla loro prigione. Stanchi ed affamati, si fermano ad una taverna per rifocillarsi, e Lithia racconta ad Aiolia di come sia preoccupata per il destino di Asgard, in quanto il nuovo vicario di Odino in Terra, Andreas Riise, abbia in realtà risvegliato l'albero di Ygdrasil e stia assorbendo energia per ottenere il Cosmo Perfetto. La conversazione viene però ascoltata da Frodi, uno dei sette Cavalieri a guardia della persona di Andreas, il quale vuole rapire Lithia per impedirle di compiere la missione lasciatale da Hilda come sua ultima volontà, ovvero di distruggere l'albero di Ygdrasil. Aiolia, uscito senza la ragazza dalla taverna per meditare sul motivo della sua resurrezione, avverte il pericolo e torna sui suoi passi, trovandosi quindi costretto a misurarsi con Frodi. Grazie all'aiuto della sua spada, la quale pare combattere con una propria volontà, e grazie anche al Cosmo donatogli dall'albero di Ygdrasil, il Cavaliere di Asgard sembra momentaneamente avere la meglio, ma Aiolos, Cavaliere d'Oro del Sagittario e fratello di Aiolia, appare in visione a quest'ultimo, donandogli una nuova e rinnovata forza. Grazie a questa nuova infusione di Cosmo, il Cavaliere del Leone riesce a risvegliare la propria Armatura Divina, e con un potente attacco sconfigge Frodi. Quest'ultimo viene portato via di peso dai suoi uomini, promettendo vendetta nei confronti di Aiolia. Il Cavaliere d'Oro, stanco e provato per la battaglia, cade a terra e viene preso in custodia da Lithia, che lo aiuterà a riprendersi. Dopo i titoli di coda si vede Mu, Cavaliere d'Oro dell'Ariete, ad Asgard, cosa che ci fa capire che Aiolia non è il solo Cavaliere ad essere ritornato in vita.



Punti Fondamentali 

Storyline. Il plot delle storie scritte da Masami Kuromada non hanno di certo mai brillato per quanto riguarda complessità, colpi di scena o resa finale del prodotto, e anche in questa nuova serie sembra non esserci nessuna eccezione al copione. Fin dal primo episodio si percepisce sì quella piccola vena di curiosità e mistero data dal fatto di non sapere come mai i Cavalieri d'Oro siano stati riportati in vita, ma si nota fin da subito che la serie seguirà certamente le orme delle precedenti, riservando quindi poche reali sorprese. Più che la storia in sé, il fascino di Saint Seiya risiede nel mondo creato da Kuromada, dalla figura di quei prodi cavalieri che difendono a costo della vita Saori Kido, la reincarnazione della Dea Atena, e combattono contro chi brama solo caos e distruzione, e Soul of Gold non si discosta da questo percorso.

Stile.
Indubbiamente, per i fan di lungo corso, una nuova serie animata di Saint Seiya è stata una gradita notizia in quanto, viste le moderne tecnologie con le quali vengono prodotti gli anime, il salto di qualità rispetto alla serie originale sarebbe stato senza dubbio apprezzabile. Ed effettivamente la resa grafica di Soul of Gold è buona, in quanto si nota subito che la serie è moderna, sia per le qualità dei disegni, che per i colori accesi utilizzati, che per le animazioni al passo con i tempi. Quello che lascia però perplessi è che non eccella niente di tutto ciò: ci si mantiene sì sempre su un buon livello qualitativo, ma il confine tra “Mh, ok” e “Capolavoro” non viene mai varcato, complici anche scelte forse infelici compiute a monte che, per non deludere quei famosi fan di lungo corso che citavo poc'anzi, hanno portato a mantenere pressoché inalterate alcuni tipi di animazioni della saga originale. Se a ciò aggiungiamo che la qualità dei disegni e delle animazioni non è sempre al massimo, otteniamo un prodotto sì gradevole, ma che meritava di essere rifinito maggiormente.


Personaggi. Una delle grandi pecche della saga originale de I Cavalieri dello Zodiaco era la scarsità di profondità che avevano i personaggi presenti all'interno dell'opera. Accadeva molto spesso, infatti, che i caratteri venissero solo abbozzati, o che alcuni aspetti di essi fossero semplicemente lasciati intendere e non esplorati a dovere. In Soul of Gold, invece, quantomeno qualche Cavaliere viene dotato di maggior spazio personale e ne viene quindi approfondito il background, dando finalmente risalto alle qualità o ai difetti di ognuno. La qualità dei vari flashback e delle varie storie che riguardano i personaggi secondari continua a non essere né eccelsa né sorprendente, ma perlomeno è stato fatto qualche timido tentativo nella direzione giusta.

Consigliato? No.
Soul of Gold è chiaramente un prodotto dedicato ai fan: dai combattimenti ai protagonisti, passando per piccole citazioni qua e là,fino ad arrivare ai nemici, tutto è pensato per essere maggiormente apprezzato da chi conosce perfettamente il mondo di Saint Seiya. Per tutti gli altri che invece si vogliono avvicinare per la prima volta a I Cavalieri dello Zodiaco, il consiglio è di non farsi accattivare dalla rinnovata veste visiva del brand, bensì di recuperare invece la saga originale o il meraviglioso Lost Canvas, senza dubbio opere che, seppur con i loro limiti, risultano più meritevoli di questa nuova serie. Se invece amate già il mondo di Saint Seiya e non vedete l'ora di veder raccontata una storia con protagonisti i Cavalieri d'Oro, bhè... Allora direi che ci siamo.


Nicola Bertilotti
 

lunedì 17 agosto 2015

Preview: Pro Evolution Soccer 2016

Preview: Pro Evolution Soccer 2016

Data di Uscita prevista: 17 Settembre 2015
Piattaforme: Ps3, Xbox, Ps4, XboxOne, PC (Versione testata: Playstation 4
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Da pochi giorni è disponibile sui vari store online una demo di PES 2016, nuova incarnazione del videogioco calcistico targato Konami. Nel corso degli anni siamo passati dal dominio incontrastato di PES all'epoca Ps2, ad una situazione completamente ribaltata con l'avvento della nuova generazione di console. La serie Konami ha probabilmente toccato il punto più basso della sua storia sia in termini di vendite, sia in termini di credibilità, negli anni che vanno dal 2007 al 2012. Ma con l'avvento di Playstation 4 e Xbox One si sta registrando un'inversione di tendenza. Complice una certa pigrizia da parte di EA Sports, che ha forse raggiunto l'apice dell'evoluzione della sua saga (FIFA), e grazie anche alla volontà degli sviluppatori di Pro Evolution Soccer di far tornare in auge la propria serie, sembra che quest'anno il derby sulle console casalinghe e su PC sarà più acceso che mai. Palla al centro e tutti pronti per il calcio d'inizio, quindi, per testare sul campo la nuova versione di PES e scoprire se avrà le carte in regola per deporre dal trono il re del pallone mondiale.

Una volta completati i circa 4GB di download e selezionata la lingua dal menù, la demo ci trasporta senza tanti fronzoli a scegliere una delle sette squadre disponibili (Juventus, Roma, Bayern Monaco, Corinthians, Palmeiras e le nazionali di Brasile e Francia) e scendere in campo. Dal menù iniziale potremo configurare le opzioni di base della partita scegliendo tra sei livelli di difficoltà via via più impegnativi, una durata complessiva della partita che va dai 7 ai 10 minuti, condizioni dei giocatori in casa ed in trasferta e così via. Il menù della gestione della squadra si presenta sin da ora completo: potremo decidere modulo, titolari,
riserve, tattiche, battitori dei calci piazzati e quant'altro. Unica pecca è la presenza di rose risalenti alla fine della scorsa stagione calcistica (quindi le stesse del Maggio 2015), ma chiaramente questo problema sarà risolto nella versione definitiva del gioco. Gli stadi disponibili all'interno della demo sono due: lo Juventus Stadium e l'Arena Corinthians, entrambi ricreati perfettamente. Dato il via alla partita, l'impatto grafico è fin da subito buono, con l'atmosfera che si respira guardando una partita in tv che è stata ricreata decentemente: riprese dal tunnel degli spogliatoi, tifosi che sbandierano e intonano cori, l'entrata in campo delle squadre e la disposizione a schermo delle formazioni. La telecronaca, anche quella in lingua inglese, è per ora assente, ma è chiaramente stata confermata nella versione definitiva del gioco, con Fabio Caressa e Luca Marchegiani a curare il commento italiano. La telecamera sarà configurabile a piacimento, con opzioni che vanno dalla modificazione dell'altezza, a quella dell'angolazione, allo zoom. Lasciate però da parte queste componenti, fondamentali ma che non incidono in maniera diretta sul gameplay, andiamo ad analizzare la sostanza di questo nuovo PES: pad alla mano, il gioco è senza dubbio convincente. Innanzitutto, sono presenti una vasta gamma di nuove animazioni, sia per quanto riguarda la corsa con la palla al piede, che i cross, che i tiri in porta, che i passaggi, le quali contribuiscono a rendere il gioco più fluido. Il ritmo è buono: è sicuramente più veloce di una partita vera (come è ovvio che sia al fine di divertire), senza particolari cali o momenti di noia, ma nemmeno fasi concitate nelle quali non si capisce che cosa stia succedendo. Si registrano miglioramenti anche per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, soprattutto in chiave offensiva: i giocatori si muovono negli spazi, chiedono la palla alzando un braccio e dettando il passaggio e si smarcano sempre in maniera convincente, tanto che sarà alquanto semplice imbastire una manovra d'attacco convincente. Tramite la pressione del tasto frontale destro sarà poi possibile controllare il pallone a distanza ravvicinata, cosa fondamentale nel dribbling, e dar così sfogo al cospicuo numero di finte disponibili. Alcuni giocatori particolarmente famosi (Robben, Neymar...) dispongono di animazioni uniche che gli fanno rassomigliare in maniera identica alle loro controparti reali: l'uso della tecnologia del motion capture, infatti, ha reso possibile ricreare in tutto e per tutto le movenze di questi grandi campioni, cosa che farà la gioia dei fan del brand. Per quando riguarda le opzioni difensive, si va dai classici tasti per il tackle e la scivolata (ora più convincente e precisa che in passato), fino ad opzioni più “tattiche” come il temporeggiare o il raddoppio di marcatura. Ogni minima disattenzione, specie alle difficoltà più alte, sarà di solito punita con il gol. Per quanto riguarda l'intelligenza artificiale dei portieri, si segnala una propensione di questi ultimi alla respinta piuttosto che al bloccaggio, cosa che di tanto in tanto porterà a fortunosi gol da una parte e dall'altra. Il pressing operato dalle squadre avversarie è convincente e a seconda della compagine che ci troveremo di fronte assisteremo ad azioni offensive e difensive elaborate e complesse, a volte simili a quelle imbastite dalla squadra reale. Anche sui calci piazzati le opzioni sono molte, in quanto potremmo ad esempio controllare direttamente un giocatore senza palla, farlo smarcare con un movimento e poi servirlo una volta completata l'azione. Potremo inoltre battere una
punizione o un calcio d'angolo corti, o chiamando fino a due altri uomini per inscenare delle finte. Il controllo della palla sarà adibito alle due levette analogiche: con la destra potremmo indirizzare il tiro o il cross nella direzione desiderata, mentre con la sinistra potremmo cambiare effetto ed altezza. Infine, nota di merito per le espressioni facciali dei giocatori, sempre diverse ed adatte alle situazioni che via via si vengono a creare durante la partita, e alla resa dei volti, con i calciatori più famosi e non ricreati alla perfezione, come d'altronde è consuetudine per la serie.

Conclusioni. Sul campo, quest'anno PES si difende bene, nulla da dire. Ma non solo: rilancia e passa al contrattacco, tentando il gol del vantaggio ai danni del rivale FIFA. I miglioramenti sotto il profilo del gameplay ci sono tutti: le partite risultano godibili, divertenti ed intriganti fin dal primo momento, i nuovi set di animazioni conferiscono movimenti più credibili ai giocatori in campo e l'intelligenza artificiale fa il suo dovere. Come sempre quando si parla di Pro Evolution Soccer, le uniche riserve rimangono essere quelle sul numero di licenze ufficiali e sulle modalità presenti all'interno del gioco, che si dovranno dimostrare all'altezza di un comparto single player di prim'ordine, che deve essere assolutamente primario nell'economia di un gioco di calcio. Per un giudizio definitivo aspettiamo quindi la versione definitiva del gioco, consci però che i passi in avanti in termini di gameplay ci sono tutti, e che quest'anno più che mai il trono di FIFA sarà messo duramente in pericolo. 

Nicola Bertilotti 
 

 

venerdì 14 agosto 2015

Number One: Lie to Me

                                   Number One: Lie to Me

Data di inizio e fine messa in onda: 2009 – 2011
Numero stagioni: 3 (Prima e terza: 13 puntate da 40 minuti; seconda: 22 puntate)
Conclusa? Sì.

Prefazione. Lie to Me è una serie televisiva americana, trasmessa da Fox tra il 2009 e il 2011 e sospesa alla tredicesima puntata della terza stagione. Essa verte sui vari casi che vengono di volta in volta proposti al “Lightman Group”, un gruppo di scienziati e psicologici che lavora al fine di svelare in maniera del tutto scientifica chi menta e chi no, servendosi degli studi operati da Cal Lightman sulle micro – espressioni facciali. Da queste interessanti premesse prende il via una delle serie TV più particolari ed intriganti degli ultimi anni. Scopriamo ora se il “pilot” di questa serie saprà catturarci o se, al contrario, ci farà venire voglia di cambiare canale.




L'episodio inizia con la presentazione del protagonista, lo scienziato ed “esperto di menzogne” Cal Lightman, impegnato in un interrogatorio con un sospettato, il quale ha ricevuto ordine dal suo avvocato di non rispondere alle domande che gli verranno poste dal suo interlocutore. Lightman sostiene che non ve ne sia bisogno, in quanto sono il nostro corpo e il nostro volto a svelarci ogni tipo di informazione, bisogna solamente riuscire a coglierle. Dopo poche e semplici domande, Lightman coglie dei “segni rivelatori” che gli fanno intuire il luogo nel quale si trova una bomba pronta ad esplodere. L'inquadratura cambia, e scopriamo che ciò che abbiamo appena visto è in realtà un filmato registrato e che Lightman sta parlando ad un vasto pubblico, riunitosi per un seminario riguardante il suo lavoro. Con questo espediente viene data la possibilità di chiarire su che cosa si basino le sue intuizioni: le micro – espressioni facciali altro non sono che involontarie contrazioni di sopracciglia, bocca, rughe, o brevi movimenti di spalle, mani o fronte che durano meno di un quinto di secondo. Queste espressioni sono comuni a tutti gli individui umani, in quanto i sentimenti provati sono ricorrenti e univoci, e dopo un lungo studio ed una costante applicazione su di esse, Lightman è in grado di intuire perfettamente dove stia la menzogna.
Conclusasi la spiegazione, assistiamo alla presentazione della socia in affari di Lightman, nonché psicologa del gruppo e sua migliore amica di lungo corso, Jilian Foster, e del direttore del laboratorio per i test con il poligrafo, Eli Locker, il quale si è auto – imposto lo stile di vita della “sincerità radicale”, ovvero l'obbligo di dire sempre e comunque ciò che gli passa per la testa. Jilian e Cal ricevono quindi il primo caso della serie, riguardante l'omicidio di un'insegnante per il quale è stato accusato un sedicenne testimone di Geova, suo alunno. Il ragazzo verrà processato come un adulto, e rischia quindi l'ergastolo. Per tale motivo, i commissari di polizia vogliono assicurarsi che sia colpevole. Lightman e Foster procedono quindi all'interrogatorio del ragazzo, e subito realizzano che non è stato lui ad uccidere la sua insegnante. I due fanno quindi la conoscenza con il preside della scuola frequentata da James (questo il nome del sospettato) e organizzano dei colloqui individuali con chi fosse alunno dell'insegnante uccisa. Una ragazza in particolare attira la loro attenzione, Jaqueline, ma i due scienziati decidono di non approfondire subito i loro sospetti.
La scena si sposta quindi in un aeroporto, dove Jilian e Cal, muniti di una piccola valigetta, fingono di fare la fila al check – in. L'uomo mostra segni di ansia e paura per l'imminente controllo, ed un agente aeroportuale lì presente, Ria Torres, lo nota immediatamente, intimandogli di uscire dalla fila. Si scopre quindi che la ragazza ha l'innata capacità di percepire le micro – espressioni facciali senza la minima preparazione accademica, cosa capace solo ad un millesimo della popolazione mondiale. A Ria Torres viene proposto di lavorare per il Lightman Group, e nella valigetta sono contenuti molti soldi che le vengono lasciati come anticipo per il suo futuro lavoro. La ragazza accetta e diventa a tutti gli effetti parte del team fin da subito.
 In concomitanza al caso di omicidio, al Lightman Group perviene un altro caso, stavolta riguardante un politico della Corte Suprema che è stato visto passare tutti i venerdì sera da un paio di mesi a questa parte in compagnia di una escort. Si fa poi la conoscenza di Emily, la figlia sedicenne di Lightman, al quale l'uomo tiene incredibilmente. Dall'interrogatorio con il politico sospettato, Lightman intravede una micro – espressione molto simile ad una avuta da James durante il suo interrogatorio ed egli le collega, scoprendo che forse il ragazzo potrebbe avere avuto una relazione con la sua insegnante. Dopo un accorato dialogo con i genitori del ragazzo, ferventi credenti di Geova e sostenitori della sua parola, la madre si convince a superare le sue paure nei confronti del marito e rivela a Foster e Lightman che suo figlio si era preso una sbandata per la sua insegnante, poichè la donna, bella e provocante, faceva spesso e volentieri cadere James in tentazione, instaurando in lui il peccaminoso seme del desiderio. Per questo motivo James, appassionato di fotografia, seguiva la donna fin sotto casa sua e le scattava delle foto sulle quali fantasticava. Anche la sera dell'omicidio era andata così, e nelle foto scattate dal ragazzo vi è forse la chiave per scoprire finalmente l'assassino. La puntata volge al termine con la risoluzione di ambo i casi sottoposti al Lightman Group. (dei quali, chiaramente al fine di non togliere alcunchè al pathos, non svelerò nulla.) 



Punti Fondamentali 
Storyline. I due casi proposti in questo primo episodio sono senza dubbio intriganti e riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo fino all'ultimo con la volontà di scoprire il colpevole. Sono due le cose particolari da notare: innanzitutto, l'originale metodo deduttivo di Cal Lightman e del suo gruppo conferisce alla serie una patina tutta sua, che scintilla nel mare quasi stagnante delle fiction poliziesche e ti invoglia a saperne di più sulle micro – espressioni, in quanto è stata presa ispirazione dagli studi sulla comunicazione non verbale di Paul Ekman, psicologo e studioso del comportamento umano. Perciò capita spesso che si riconoscano alcuni nostri “tic” o alcuni nostri gesti involontari durante la puntata, e di conseguenza l'empatia verso la situazione aumenta. In secondo luogo, gli argomenti trattati non sono per nulla leggeri, e ciò può essere visto sia come un qualcosa di positivo, sia come un aspetto negativo. L'indottrinamento psicologico compiuto dai testimoni di Geova nei confronti dei ragazzi, il sesso, la prostituzione e la corruzione sono solo alcuni delle molte sfaccettature prese in esame in questi due casi e sulle quali il telespettatore è necessariamente portato a riflettere. Unica vera nota negativa, oggettivamente parlando, è che già dal primo episodio si può notare che il filo invisibile che dovrebbe legare ogni puntata alla successiva basandosi su una trama di fondo e inserendo all'interno di essa varie sotto – storie è pressochè assente.

Stile. La serie si presenta in maniera molto classica, sulla scia delle numerose fiction investigative e poliziesche degli ultimi anni: i protagonisti devono indagare su dei sospettati, procedono tramite interrogatori e a volte lavorano in concomitanza con polizia o FBI. La prova recitativa dei vari attori è senza alcun dubbio buona, senza particolari scivoloni di credibilità o prestazioni al di sotto degli standard. Una nota di merito va al protagonista, Tim Roth, che riesce a conferire al proprio personaggio una serie di gesti e modi di fare, a cominciare da un'andatura particolare passando per una cronica insensibilità al dolore altrui, che non possono non far interessare chi guarda alle vicissitudini del personaggio da lui interpretato.

Personaggi. Probabilmente la componente più interessante di tutta la serie, i personaggi si rivelano essere mai piatti e sempre in costante evoluzione. Fin dalla prima puntata è possibile comprendere i rapporti di potere all'interno del Lightman Group e i rispettivi ruoli dei vari collaboratori, ma da alcune piccole situazioni la serie ci fa intuire come essi potrebbero comportarsi davanti a problemi ben più gravi. Ogni personaggio ha una propria situazione personale che ne influenza le azioni e i pensieri, ma sul posto di lavoro essi devono riuscire ad isolarsi completamente dal mondo esterno per poter svelare le menzogne altrui senza farsi condizionare. In conclusione, dopo aver visto anche solo la prima puntata di
Lie to Me, vi ricorderete già alla perfezione i quattro personaggi principali, il che è senza dubbio un'ottima cosa. 

 
Consigliato? Sì. A meno che voi non detestiate le serie che presentano casi da risolvere, investigazioni e indagini di polizia, non c'è motivo per non dare una chance a Lie to Me. La sua forte carica emotiva, unita a degli argomenti trattati impegnati e mai banali, costituiscono l'ossatura principale della serie, che si fa forza anche di personaggi ben diversificati ed interessanti. Unica pecca, come già accennato, è la mancanza di una vera e propria trama di fondo che ci narri, man mano che le puntate scorrono via, una storia da ricordare. 

Nicola Bertilotti

 

mercoledì 12 agosto 2015

Number One: Siegfried: Il Canto dei Nibelunghi

        Number One: Siegfried: Il Canto dei Nibelunghi

Data di inizio pubblicazione: Maggio 2015
Casa Produttrice: Planet Manga
Autore: Yoshikazu Amami



Introduzione alla rubrica. “Number One” parlerà, come è lecito aspettarsi dal titolo, dei primi episodi o numeri di un prodotto che ho visionato, acquistato o letto e di cui desidero darvi un mio parere. Di fatto, in questa rubrica si parlerà a volte di fumetti, a volte di serie TV, altre volte di anime, altre volte ancora di film, magari del primo episodio di una serie. Spero che apprezzerete, buona lettura! 

 


La storia inizia nel Regno dei Nibelunghi, governato da due fratelli che imperversano sulla popolazione, impedendo agli abitanti di uscire dal fortificato castello in cui abitano: Nibelung, il maggiore, e Schilbung, il minore. Questi due uomini hanno anche un fratello più piccolo, Alberico, più gracile ed esile di corporatura ma immancabilmente più buono, sensibile e saggio dei due fratelli. Dopo poche pagine dall'inizio del manga compare il nostro protagonista, Siegfried, il Cavaliere dell'Onore. Egli, avendo trovato il portone del castello sbarrato ed avendo bussato più volte senza aver ottenuto risposta, ha ben deciso di sfondare la parete con una spadata della sua fidata Balmung, l'arma in suo possesso, ed entrare nel castello a fare un saluto ai due despoti. Chiaramente, il dialogo con il Re e suo fratello non porta a nulla di buono per Siegfried che, giunto per trovare un misterioso “Cavaliere Virtuoso”, viene convinto con l'inganno ad attraversare il Corridoio del Serpente, dimora di un mastodontico drago, accompagnato nolentemente da Alberico. Dopo aver sconfitto la creatura facendo sfoggio di un invidiabile sangue freddo e coraggio, Siegfried ha la meglio anche sui due fratelli, liberando così finalmente le persone rinchiuse nel castello. Alberico si offre di accompagnarlo nei suoi viaggi al fine di scrivere un poema epico sulle sue avventure che, nei suoi sogni, lo farà ricordare nelle ere avvenire. E' proprio da questo incipit che si capisce che le avventure che noi stiamo leggendo nel fumetto altro non sono che il poema scritto da Alberico mille anni prima, e questo espediente serve ad aumentare il coinvolgimento del lettore nella storia. Nel capitolo successivo, Siegfried e Alberico giungono a Worms, città bagnata dal Reno, che ha però anch'essa chiuso le porte a dei profughi che cercavano rifugio all'interno delle mura fortificate. Qui Siegfried fa la conoscenza con Hegen, il Cavaliere della Lealtà, fedele al sovrano dei Burgundi, Gunther. Ogni Cavaliere dotato di abbastanza abilità in battaglia assume il titolo corrispondente alla sua maggiore qualità: Onore, Lealtà, Astuzia e via dicendo. In questo modo è facile comprendere come siano caratterizzati i vari personaggi e quale sia il loro modo di ragionare, chiaramente votato a battaglie più cavalleresche e regolari possibili nel caso di Siegfried, o volte a difendere il proprio sovrano nel caso di Hegen. Dopo un combattimento tra i due Cavalieri titolati, finito in pareggio, si scopre che i profughi sono in realtà un gruppo di arcieri Sassoni giunti per attaccare il castello dei Burgundi. Hegen e Siegfried si ritrovano quindi alleati all'improvviso e, in questo modo, riescono a respingere l'offensiva. Per tale motivo, a Siegfried e Alberico viene concessa la possibilità di avere un'udienza col sovrano dei Burgundi in persona. Il Re Arrogante (così viene chiamato Gunther), assieme a suo fratello Gernot, Cavaliere degli Stratagemmi, non accoglie per nulla bene Siegfried, complice anche una dichiarazione non proprio felice di quest'ultimo, che mette in allarme sia i due nuovi personaggi, sia Hegen. Si viene però a scoprire che Gunther, in realtà, ha apprezzato il coraggio e la sfacciataggine di Siegfried, cosa invece non gradita a Gernot, che da questo momento cospirerà per eliminarlo. All'arrivo di un messaggero del conte Ghere, Hegen si offre di risolvere il contenzioso coi Sassoni che minacciano le terra di confine e Siegfried, per ricambiare la gentilezza di Re Gunther e per non tradire il proprio Onore, parte assieme al Cavaliere della Lealtà e Gernot. Il volume si conclude con i tre che sono giunti sul campo di battaglia e stanno elaborando un piano per vincere la resistenza dei Sassoni, i quali si sospetta che contino sull'aiuto di un misterioso Cavalliere Folle. Il piano, elaborato da Gernot, prevede che Siegfried si faccia strada fino alla cima della torre, laddove si pensa sia nascosto il conte Ghere, abbattendo ogni tentativo di resistenza nemica. Chiaramente, Gernot non desidera eliminare i Sassoni, bensì riuscire ad uccidere Siegfried facendo apparire tutto come un incidente.




Punti Fondamentali:
Storyline. Come nelle opere del Ciclo Carolingio o del Ciclo Arturiano, Siegfried: Il Canto dei Nibelunghi si presenta come un poema epico incentrato principalmente sulle battaglie che vedono protagonista il Cavaliere dell'Onore. Chiaramente, la trama di questo primo volume non sembra lasciar spazio ad un tipo di plot estremamente complesso o articolato, con eventi che si susseguono logicamente secondo un modello di causa – effetto. Ciò detto, nulla vieta al lettore di soprassedere a questa mancanza di un trama complicata in virtù di altre caratteristiche.
Stile. Le tavole che compongono l'opera non sono eccessivamente complesse e ricche di particolari per quanto riguarda gli sfondi delle vignette, e a volte si registrano sproporzioni un po' troppo marcate tra le varie parti del corpo dei personaggi, così come nelle dimensioni delle armi utilizzate. Queste ultime due cose, però, sono frutto di una particolare scelta di design, che vede il manga presentarsi come un classico shonen giapponese con situazioni esagerate e caricaturali. Nel complesso, comunque, i disegni si presentano puliti e chiari, così come è buona in generale la scorrevolezza del fumetto.
Personaggi. Anche qui, come sul discorso fatto per la trama, c'è da dire che l'opera non lascia spazio a grandi personaggi dalle mille sfaccettature: i personaggi principali, di fatto i Cavalieri dotati di una particolare qualità, la incarnano in tutto e per tutto, risultando quindi assai prevedibili caratterialmente. Questa scelta rischia, alla lunga, di creare personaggi forse troppo piatti, ma nel breve (il manga è lungo 6 volumi) può comunque funzionare.

Consigliato? Ni.

Siegfried: Il Canto dei Nibelunghi
non è un'opera per tutti. Se siete alla ricerca di un fumetto appassionante, con una trama complessa, dialoghi eccezionali e personaggi memorabili, fareste bene a non prendere in considerazione questo manga. Altrimenti, se cercate un fumetto dal tono più scanzonato, o se siete appassionati di Cavalieri medievali, spade e combattimenti all'arma bianca senza tanti fronzoli, concedetegli una possibilità, e sono convinto che Siegfried: Il Canto dei Nibelunghi saprà coinvolgervi con la sua carica di esagerazione e retorica cavallersca.


Nicola Bertilotti

martedì 11 agosto 2015

Final Fantasy XV: Episode Duscae First Impressions

Final Fantasy XV: Episode Duscae
First Impressions
(Premessa: Questo breve articolo non prende in esame ogni singola feature presente nella demo proprio per non rovinare tutte le sorprese a chi, in futuro, avrà il piacere di giocarci, ma ho cercato di parlare delle cose fondamentali che vanno a costituire l'essenza stessa delle 5 – 6 ore (per una passata veloce) che compongono Episode Duscae. )



Nel Marzo di quest'anno è stato pubblicato Final Fantasy Type0: Hd Remastered, ovvero una versione graficamente aggiornata di quello che fu un titolo per PSP dell'oramai lontano 2011, mai sbarcato in Occidente. Assieme al titolo è stata distribuita una key che consentiva il download di una lunga e ricca demo di quel che sarà Final Fantasy XV, prossimo episodio principale della celeberrima saga Square Enix. Esaminiamo quindi il contenuto di questa demo.


La demo inizia introducendoci i quattro personaggi principali del gioco: Noctis, il nostro protagonista, sembra essere un classico personaggio “alla Final Fantasy”, seppur dai tratti caratteriali più maturi del solito. Sicuro di sé ed agile e versatile nel combattimento, sarà l'unico personaggio che potremo controllare attivamente all'interno della demo. Gladiolus si presenta invece come il classico guerriero armato di spadone, volto sia a fare una gran quantità di danno ai nemici sia a resistere maggiormente degli altri agli attacchi degli stessi. Alto e fisicato, Gladiolus ricorda per certi versi lo Snow visto in Final Fantasy XIII. Poi c'è Ignis, armato di due corte daghe e abile nell'uso della magia, che sembra essere il più acuto dei quattro personaggi, in quanto orchestrerà piani per avvantaggiare i propri amici e sarà lui stesso a combinare gli ingredienti raccolti durante il giorno, cucinando i piatti consumati dal gruppo durante la cena. Infine c'è Prompto, che sembra essere il più ingenuo dei quattro, e si presenta come il classico ragazzino un po' svampito e fin troppo ingenuo. Armato di pistola, Prompto sarà adibito agli attacchi a lunga distanza.
La breve introduzione testuale mostrata durante la schermata di caricamento del gioco ci dirà solamente di come i nostri quattro protagonisti stavano cercando di raggiungere Cauthess, la dimora del leggendario e misterioso Titano, in auto, e di come il loro mezzo si sia guastato. I quattro dovranno quindi racimolare 24.000 guil (la storica valuta della saga) per poter riprendere il loro
Deadeye, il mastodontico Behemoth con un corno solo.
viaggio e porre così fine alla demo. Con questa breve premessa veniamo quindi catapultati nel mondo di gioco, e subito i nostri protagonisti si metteranno all'opera per recuperare il denaro, notando un manifesto recante una taglia messa sulla testa di un pericoloso esemplare di Behemoth con un corno solo che sta seminando il panico nei dintorni. Deadeye, questo il nome della creatura, sarà nientemeno che il boss finale della demo. Gladiolus, quindi, si offrirà subito di allenarsi con Noctis per ripassare le tecniche di caccia in vista del futuro incontro, e ciò servirà al videogiocatore da tutorial. I combattimenti di
Final Fantasy XV si svolgeranno in tempo reale: con un tasto potremmo attaccare l'avversario, e cambiando l'inclinazione della levetta analogica sinistra cambierà anche il tipo di arma con la quale sferreremo gli attacchi (cosa assai importante poiché ognuna delle diverse armi presenti nel gioco assegna un diverso bonus ad ogni colpo andato a segno). In questo modo si recupereranno Punti Magia con i quali poter sfruttare le varie abilità disponibili a nostro vantaggio, anch'esse eseguite con una precisa arma al fine di accentuarne le caratteristiche e renderle quindi più efficaci, modificabile da un apposito menù. Noctis, inoltre, può sfruttare la sua particolare rapidità per teletrasportarsi in punti elevati, quali superfici rocciose o appigli posti su delle alte costruzioni, con il duplice intento di recuperare più velocemente Punti Vita e Punti Magia ed avere la possibilità di sferrare un potente attacco critico da una posizione vantaggiosa. Combinando il grilletto sinistro con uno dei tasti dorsali sarà possibile eseguire una capriola laterale che fungerà da schivata, mentre premendo il tasto corrispondente al momento giusto sarà addirittura possibile sferrare un potente contrattacco ad un nemico che ci sta attaccando, stordendolo per qualche secondo e infliggendogli gravi danni.
Una volta finito l'allenamento con Gladiolus saremo liberi di muoverci per la mappa, assai vasta per una demo, e visitare tutto ciò che vorremo. Potremo impostare come nostra meta la missione principale oppure girovagare per il mondo di gioco e ingaggiare combattimenti con le creature del posto, magari completando anche alcune quest ambientali che si attivano solamente esaminando determinati punti di interesse oppure arrivando in determinate zone della mappa. Indipendetemente da ciò che faremo l'impatto grafico, per il videogiocatore, è strabiliante:
Final Fantasy XV sembra essere una generazione avanti al resto del panorama videoludico, in quanto ogni cosa, dalle animazioni dei personaggi e nemici, agli incredibili effetti particellari, al frame rate granitico (reso tale da una patch di Giugno), rende merito al grande lavoro fatto da Square Enix sotto questo versante. Sia nella demo e sia, ovviamente, nel gioco vero e proprio sarà presente un ciclo
Riposare di notte sarà fondamentale per l'economia del gioco.
giorno – notte dinamico. Una volta calate le tenebre, i nemici saranno molto più potenti di quelli affrontabili durante il giorno, e sarà quindi consigliabile accamparsi in uno dei punti indicati sulla mappa. Qui il gruppo consumerà la propria cena, che cambierà in base agli ingredienti raccolti durante il pomeriggio precedente, e otterrà dei bonus all'attacco, alla difesa e all'esperienza ottenuta per il giorno di caccia successivo. Inoltre, durante le soste sarà possibile ottenere tutta insieme l'esperienza accumulata dalle nostre precedenti battaglia, salire di livello e imparare nuove abilità, feature però non presente nella demo.
A volte, all'alba e solitamente non appena Noctis si sarà svegliato, un membro del gruppo potrà chiedergli un favore personalmente, attivando così una side - quest che dividerà il gruppo a coppie, dove i due personaggi non coinvolti rimarranno all'accampamento, mentre Noctis e l'altra persona svolgeranno invece attività differenti. Ad esempio, nella prima di queste sub – quest, Gladiolus ci inviterà a cacciare dei Garula, dei placidi erbivori simili ad un incrocio tra un mammuth ed un maiale che, se stuzzicati, ci attaccheranno di risposta. Questa attività, oltre a fornire un gran quantitativo di carne di Garula per la cena e a far accumulare molti punti esperienza ai due, servirà per introdurre gli attacchi combinati: facendo cadere a terra un nemico infliggendogli pesanti danni, un nostro compagno potrà attivare un breve QTE nel quale dovremmo premere a tempo i tasti mostrati a schermo, così da concatenare numerosi attacchi base e concludere la combo con una mossa finale la cui potenza dipenderà dal numero di colpi inferti al nemico. Questa feature ci sarà particolarmente utile per sconfiggere i mostri più coriacei e dotati di un maggior numero di Punti Vita, come nel caso appunto dei Garula.
Ad un certo punto della demo, il gruppo di avventuerieri si imbatterà in una grotta, liberamente
Ramuh scaglia la sua "Spirale di Saette"
esplorabile, al cui interno si trova una Invocazione, grande classico della saga di Final Fantasy. Si tratta di Ramuh, la cui prima apparizione risale a
Final Fantasy III: egli potrà essere evocato da Noctis quando i suoi PV raggiungono lo 0, ed infliggerà più volte il massimo dei danni (9999) a tutti i nemici presenti a schermo, sconfiggendoli tutti istantaneamente (all'interno della demo i nemici sconfitti in questo modo non daranno punti esperienza). La cinematic di invocazione di Ramuh brilla per realizzazione tecnica, sancendo probabilmente il punto maggiormente da “mascella a terra” dell'intera demo.
Quando avremo raggiunto all'incirca il trentesimo livello (il level cap è settato a 99, ma è chiaramente inutile raggiungere quella quota), potremo pensare di poter affrontare Deadeye. La quest principale si divide in più punti: nella prima parte della missione dovremo cercare indizi della sua presenza all'interno del bosco. Una volta trovati all'incirca tre di essi lo avvisteremo, e dovremo quindi seguirlo nella sua tana, in una location avvolta dalla nebbia, ovviamente stando attenti a non attirare la sua attenzione e sfruttando le peculiari abilità di teletrasporto di Noctis per cambiare rapidamente da un nascondiglio all'altro. Una volta raggiunto il punto prestabilito, Ignis formulerà un piano che prevede Noctis far da esca per il Behemoth, mentre gli altri lo attaccheranno grazie alla potenza di Gladiolus e utilizzando a loro favore l'esplosione di una cisterna lì vicina. A Noctis toccherà infine sferrare il colpo di grazia. Sfortunatamente il piano non andrà a buon fine, e il gruppo dovrà quindi misurarsi in un lungo ed estenuante scontro con Deadeye, che può facilmente superare i 20 minuti di durata. In ogni momento sarà possibile fuggire dalla battaglia, riposare ad un accampamento poco lontano per ottenere i bonus derivanti dal cibo e riprovare la sfida. Una volta sconfitta la possente creatura, il gruppo potrà pagare le riparazioni dell'auto e la demo avrà termine con un breve filmato che ci introduce qualche elemento della lore del futuro Final Fantasy.


Prima impressione: Meraviglioso.
Final Fantasy XV si candida come l'episodio più ambizioso della saga: un free roaming completamente esplorabile, quest quasi randomiche che rendono affascinante il semplice girovagare per la mappa, missioni in coppia con due elementi del gruppo volte anche a far luce sul background dei vari personaggi, un comparto tecnico strabiliante fin da ora (speriamo che non vi sia alcun downgrade) e un sistema di combattimento in tempo reale veloce, dinamico e squisitamente profondo, grazie alla possibilità di assegnare ad ogni attacco e ad ogni abilità un'arma diversa. Le uniche perplessità sono quelle, ovviamente, legate, alla trama del gioco, in quanto non sono state rilasciate troppe informazioni a riguardo. Se manterrà le premesse poste con questa demo, Final Fantasy XV si candiderà sicuramente alla palma di miglior videogioco di ruolo per la corrente generazione di console. 


Nicola Bertilotti