Number One: Lie to Me
Data di inizio e fine messa in onda: 2009 – 2011
Numero stagioni: 3 (Prima e terza: 13 puntate da 40 minuti; seconda: 22 puntate)
Conclusa? Sì.
Prefazione.
Lie to Me è una serie
televisiva americana, trasmessa da Fox tra il 2009 e il 2011 e
sospesa alla tredicesima puntata della terza stagione. Essa verte sui
vari casi che vengono di volta in volta proposti al “Lightman
Group”, un gruppo di scienziati e psicologici che lavora al fine di
svelare in maniera del tutto scientifica chi menta e chi no,
servendosi degli studi operati da Cal Lightman sulle micro –
espressioni facciali. Da queste interessanti premesse prende il via
una delle serie TV più particolari ed intriganti degli ultimi anni.
Scopriamo ora se il “pilot” di questa serie saprà catturarci o
se, al contrario, ci farà venire voglia di cambiare canale.
L'episodio inizia
con la presentazione del protagonista, lo scienziato ed “esperto di
menzogne” Cal Lightman, impegnato in un interrogatorio con un
sospettato, il quale ha ricevuto ordine dal suo avvocato di non
rispondere alle domande che gli verranno poste dal suo interlocutore.
Lightman sostiene che non ve ne sia bisogno, in quanto sono il nostro
corpo e il nostro volto a svelarci ogni tipo di informazione, bisogna
solamente riuscire a coglierle. Dopo poche e semplici domande,
Lightman coglie dei “segni rivelatori” che gli fanno intuire il
luogo nel quale si trova una bomba pronta ad esplodere.
L'inquadratura cambia, e scopriamo che ciò che abbiamo appena visto
è in realtà un filmato registrato e che Lightman sta parlando ad un
vasto pubblico, riunitosi per un seminario riguardante il suo lavoro.
Con questo espediente viene data la possibilità di chiarire su che
cosa si basino le sue intuizioni: le micro – espressioni facciali
altro non sono che involontarie contrazioni di sopracciglia, bocca,
rughe, o brevi movimenti di spalle, mani o fronte che durano meno di
un quinto di secondo. Queste espressioni sono comuni a tutti gli
individui umani, in quanto i sentimenti provati sono ricorrenti e
univoci, e dopo un lungo studio ed una costante applicazione su di
esse, Lightman è in grado di intuire perfettamente dove stia la
menzogna.
Conclusasi la spiegazione, assistiamo alla
presentazione della socia in affari di Lightman, nonché psicologa
del gruppo e sua migliore amica di lungo corso, Jilian Foster, e del
direttore del laboratorio per i test con il poligrafo, Eli Locker, il
quale si è auto – imposto lo stile di vita della “sincerità
radicale”, ovvero l'obbligo di dire sempre e comunque ciò che gli
passa per la testa. Jilian e Cal ricevono quindi il primo caso della
serie, riguardante l'omicidio di un'insegnante per il quale è stato
accusato un sedicenne testimone di Geova, suo alunno. Il ragazzo
verrà processato come un adulto, e rischia quindi l'ergastolo. Per
tale motivo, i commissari di polizia vogliono assicurarsi che sia
colpevole. Lightman e Foster procedono quindi all'interrogatorio del
ragazzo, e subito realizzano che non è stato lui ad uccidere la sua
insegnante. I due fanno quindi la conoscenza con il preside della
scuola frequentata da James (questo il nome del sospettato) e
organizzano dei colloqui individuali con chi fosse alunno
dell'insegnante uccisa. Una ragazza in particolare attira la loro
attenzione, Jaqueline, ma i due scienziati decidono di non
approfondire subito i loro sospetti.
La scena si sposta quindi in un aeroporto, dove Jilian e Cal, muniti di una piccola valigetta, fingono di fare la fila al check – in. L'uomo mostra segni di ansia e paura per l'imminente controllo, ed un agente aeroportuale lì presente, Ria Torres, lo nota immediatamente, intimandogli di uscire dalla fila. Si scopre quindi che la ragazza ha l'innata capacità di percepire le micro – espressioni facciali senza la minima preparazione accademica, cosa capace solo ad un millesimo della popolazione mondiale. A Ria Torres viene proposto di lavorare per il Lightman Group, e nella valigetta sono contenuti molti soldi che le vengono lasciati come anticipo per il suo futuro lavoro. La ragazza accetta e diventa a tutti gli effetti parte del team fin da subito.
La scena si sposta quindi in un aeroporto, dove Jilian e Cal, muniti di una piccola valigetta, fingono di fare la fila al check – in. L'uomo mostra segni di ansia e paura per l'imminente controllo, ed un agente aeroportuale lì presente, Ria Torres, lo nota immediatamente, intimandogli di uscire dalla fila. Si scopre quindi che la ragazza ha l'innata capacità di percepire le micro – espressioni facciali senza la minima preparazione accademica, cosa capace solo ad un millesimo della popolazione mondiale. A Ria Torres viene proposto di lavorare per il Lightman Group, e nella valigetta sono contenuti molti soldi che le vengono lasciati come anticipo per il suo futuro lavoro. La ragazza accetta e diventa a tutti gli effetti parte del team fin da subito.
In
concomitanza al caso di omicidio, al Lightman Group perviene un altro
caso, stavolta riguardante un politico della Corte Suprema che è
stato visto passare tutti i venerdì sera da un paio di mesi a questa
parte in compagnia di una escort. Si fa poi la conoscenza di Emily,
la figlia sedicenne di Lightman, al quale l'uomo tiene
incredibilmente. Dall'interrogatorio con il politico sospettato,
Lightman intravede una micro – espressione molto simile ad una
avuta da James durante il suo interrogatorio ed egli le collega,
scoprendo che forse il ragazzo potrebbe avere avuto una relazione con
la sua insegnante. Dopo un accorato dialogo con i genitori del
ragazzo, ferventi credenti di Geova e sostenitori della sua parola,
la madre si convince a superare le sue paure nei confronti del marito
e rivela a Foster e Lightman che suo figlio si era preso una sbandata
per la sua insegnante, poichè la donna, bella e provocante, faceva
spesso e volentieri cadere James in tentazione, instaurando in lui il
peccaminoso seme del desiderio. Per questo motivo James, appassionato
di fotografia, seguiva la donna fin sotto casa sua e le scattava
delle foto sulle quali fantasticava. Anche la sera dell'omicidio era
andata così, e nelle foto scattate dal ragazzo vi è forse la chiave
per scoprire finalmente l'assassino. La puntata volge al termine con
la risoluzione di ambo i casi sottoposti al Lightman Group. (dei
quali, chiaramente al fine di non togliere alcunchè al pathos, non
svelerò nulla.)
Punti Fondamentali
Storyline. I due casi proposti in questo primo episodio sono senza dubbio intriganti e riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo fino all'ultimo con la volontà di scoprire il colpevole. Sono due le cose particolari da notare: innanzitutto, l'originale metodo deduttivo di Cal Lightman e del suo gruppo conferisce alla serie una patina tutta sua, che scintilla nel mare quasi stagnante delle fiction poliziesche e ti invoglia a saperne di più sulle micro – espressioni, in quanto è stata presa ispirazione dagli studi sulla comunicazione non verbale di Paul Ekman, psicologo e studioso del comportamento umano. Perciò capita spesso che si riconoscano alcuni nostri “tic” o alcuni nostri gesti involontari durante la puntata, e di conseguenza l'empatia verso la situazione aumenta. In secondo luogo, gli argomenti trattati non sono per nulla leggeri, e ciò può essere visto sia come un qualcosa di positivo, sia come un aspetto negativo. L'indottrinamento psicologico compiuto dai testimoni di Geova nei confronti dei ragazzi, il sesso, la prostituzione e la corruzione sono solo alcuni delle molte sfaccettature prese in esame in questi due casi e sulle quali il telespettatore è necessariamente portato a riflettere. Unica vera nota negativa, oggettivamente parlando, è che già dal primo episodio si può notare che il filo invisibile che dovrebbe legare ogni puntata alla successiva basandosi su una trama di fondo e inserendo all'interno di essa varie sotto – storie è pressochè assente.
Stile. La serie si presenta in maniera molto classica, sulla scia delle numerose fiction investigative e poliziesche degli ultimi anni: i protagonisti devono indagare su dei sospettati, procedono tramite interrogatori e a volte lavorano in concomitanza con polizia o FBI. La prova recitativa dei vari attori è senza alcun dubbio buona, senza particolari scivoloni di credibilità o prestazioni al di sotto degli standard. Una nota di merito va al protagonista, Tim Roth, che riesce a conferire al proprio personaggio una serie di gesti e modi di fare, a cominciare da un'andatura particolare passando per una cronica insensibilità al dolore altrui, che non possono non far interessare chi guarda alle vicissitudini del personaggio da lui interpretato.
Personaggi. Probabilmente la componente più interessante di tutta la serie, i personaggi si rivelano essere mai piatti e sempre in costante evoluzione. Fin dalla prima puntata è possibile comprendere i rapporti di potere all'interno del Lightman Group e i rispettivi ruoli dei vari collaboratori, ma da alcune piccole situazioni la serie ci fa intuire come essi potrebbero comportarsi davanti a problemi ben più gravi. Ogni personaggio ha una propria situazione personale che ne influenza le azioni e i pensieri, ma sul posto di lavoro essi devono riuscire ad isolarsi completamente dal mondo esterno per poter svelare le menzogne altrui senza farsi condizionare. In conclusione, dopo aver visto anche solo la prima puntata di Lie to Me, vi ricorderete già alla perfezione i quattro personaggi principali, il che è senza dubbio un'ottima cosa.
Storyline. I due casi proposti in questo primo episodio sono senza dubbio intriganti e riescono a tenere lo spettatore incollato allo schermo fino all'ultimo con la volontà di scoprire il colpevole. Sono due le cose particolari da notare: innanzitutto, l'originale metodo deduttivo di Cal Lightman e del suo gruppo conferisce alla serie una patina tutta sua, che scintilla nel mare quasi stagnante delle fiction poliziesche e ti invoglia a saperne di più sulle micro – espressioni, in quanto è stata presa ispirazione dagli studi sulla comunicazione non verbale di Paul Ekman, psicologo e studioso del comportamento umano. Perciò capita spesso che si riconoscano alcuni nostri “tic” o alcuni nostri gesti involontari durante la puntata, e di conseguenza l'empatia verso la situazione aumenta. In secondo luogo, gli argomenti trattati non sono per nulla leggeri, e ciò può essere visto sia come un qualcosa di positivo, sia come un aspetto negativo. L'indottrinamento psicologico compiuto dai testimoni di Geova nei confronti dei ragazzi, il sesso, la prostituzione e la corruzione sono solo alcuni delle molte sfaccettature prese in esame in questi due casi e sulle quali il telespettatore è necessariamente portato a riflettere. Unica vera nota negativa, oggettivamente parlando, è che già dal primo episodio si può notare che il filo invisibile che dovrebbe legare ogni puntata alla successiva basandosi su una trama di fondo e inserendo all'interno di essa varie sotto – storie è pressochè assente.
Stile. La serie si presenta in maniera molto classica, sulla scia delle numerose fiction investigative e poliziesche degli ultimi anni: i protagonisti devono indagare su dei sospettati, procedono tramite interrogatori e a volte lavorano in concomitanza con polizia o FBI. La prova recitativa dei vari attori è senza alcun dubbio buona, senza particolari scivoloni di credibilità o prestazioni al di sotto degli standard. Una nota di merito va al protagonista, Tim Roth, che riesce a conferire al proprio personaggio una serie di gesti e modi di fare, a cominciare da un'andatura particolare passando per una cronica insensibilità al dolore altrui, che non possono non far interessare chi guarda alle vicissitudini del personaggio da lui interpretato.
Personaggi. Probabilmente la componente più interessante di tutta la serie, i personaggi si rivelano essere mai piatti e sempre in costante evoluzione. Fin dalla prima puntata è possibile comprendere i rapporti di potere all'interno del Lightman Group e i rispettivi ruoli dei vari collaboratori, ma da alcune piccole situazioni la serie ci fa intuire come essi potrebbero comportarsi davanti a problemi ben più gravi. Ogni personaggio ha una propria situazione personale che ne influenza le azioni e i pensieri, ma sul posto di lavoro essi devono riuscire ad isolarsi completamente dal mondo esterno per poter svelare le menzogne altrui senza farsi condizionare. In conclusione, dopo aver visto anche solo la prima puntata di Lie to Me, vi ricorderete già alla perfezione i quattro personaggi principali, il che è senza dubbio un'ottima cosa.
Consigliato?
Sì. A meno che voi non detestiate le serie che presentano casi da
risolvere, investigazioni e indagini di polizia, non c'è motivo per
non dare una chance a Lie to Me.
La sua forte carica emotiva, unita a degli argomenti trattati
impegnati e mai banali, costituiscono l'ossatura principale della
serie, che si fa forza anche di personaggi ben diversificati ed
interessanti. Unica pecca, come già accennato, è la mancanza di una
vera e propria trama di fondo che ci narri, man mano che le puntate
scorrono via, una storia da ricordare.
Nicola Bertilotti
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